Testo della
conferenza sul esilio repubblicano per l’evento "Acoggliere Nell'emergenza
Ieri e Oggi" di Rimini (Emilia-Romagna, Italia), 29 gen 2016.
Il XX secolo è stato un secolo di sconvolgimenti, sia per l'Europa che per la Spagna.
Anche se la Spagna durante la prima guerra mondiale non si era alleata
ufficialmente con nessuno dei due blocchi contendenti, i repubblicani, i
partiti socialisti e i sindacati simpatizzavano per le democrazie. Invece, i conservatori sostenevano in gran parte gli interessi degli Imperi
centrali. Così era accaduto in Grecia
con le fazioni contrapposte di
E. Venizelos e di Re Costantino, per esempio, e in altri paesi che rimasti ufficialmente neutrali.
Questi due
modi di intendere il mondo e la società sono stati dibattuti in Spagna negli
anni successivi, nel quadro di una monarchia costituzionale e di un sistema
democratico limitato (il suffragio politico non era universale, per esempio).
Essenzialmente, la Spagna era un paese agricolo con due sole regioni
industrializzate, la Catalogna e i Paesi Baschi, che hanno lottato per
mantenere la propria identità e la propria lingua al di fuori della cultura
spagnola dominante.
Fino agli anni
Venti, i sindacati operai –soprattutto il sindacato anarchico CNT– erano riusciti a ottenere alcuni diritti per
i lavoratori attraverso scioperi e manifestazioni, come la giornata lavorativa
di otto ore. Nel frattempo, su un altro fronte, i movimenti politici
regionalisti, catalano e basco, richiedevano più autonomia. Tutto questo era
visto dai conservatori centralisti spagnoli come una minaccia per lo Stato. Con
tale pretesto, nel 1923 è estato giustificato il golpe militare di Primo de
Rivera, appoggiato dal re. Fu un colpo di stato reazionario, come quello di
Miklós Horthy in Ungheria nel 1920, di Mussolini in Italia nel 1922 e come il
colpo di stato militare avvenuto in Bulgaria nel 1923 contro il Partito Agrario
di A. Stambolinsky.
Dopo la
dittatura spagnola, la prima elezione che ha avuto luogo è stata ampiamente
vinta dai partiti repubblicani. Così, il 14 aprile 1931 viene proclamato il
regime politico della Seconda Repubblica. “Seconda”, in quanto vi era già stata
una repubblica nell'Ottocento. La grande vittoria repubblicana portò all'abdicazione
del re Alfonso XIII. La Repubblica ebbe diversi governi, prima di sinistra, poi
dei conservatori. Con la sinistra al governo, i partiti socialisti e
repubblicani guidati dal presidente Manuel Azaña migliorarono i rapporti di proprietà in
agricoltura, riorganizzarono l'esercito, crearono nuove scuole, apportarono
miglioramenti nel lavoro ed estesero a tutti il diritto di voto. Fu realizzata
la secolarizzazione dello Stato e si diede vita al decentramento politico per
garantire l'autonomia della Catalogna e dei Paesi Baschi.
Tuttavia,
era sempre forte l'opposizione dei partiti di estrema destra, formata da ultra
conservatori, partiti autoritari e fascisti e dalle alte gerarchie
dell'esercito e della Chiesa, che
disapprovavano queste misure. La destra fallisce un colpo di stato nel 1932 e
poi ne realizza un secondo il 17 e 18 luglio 1936, quello che alla fine conduce
alla guerra civile spagnola. Per parte sua l'estrema sinistra –gli sindacati del
lavoro anarchico– sollecitava riforme più profonde. La classe operaia era
sempre più a favore di una rivoluzione sociale rispetto alla prospettiva di una
Repubblica democratica liberale.
La guerra
civile spagnola fu una specie di preludio alla seconda guerra mondiale, una
guerra tra democrazie e partiti di sinistra contro il fascismo, come avverrà
nel 1939.
All'interno
del conflitto spagnolo, le forze di destra, i ribelli –auto-nominatisi
“nazionalisti”– avevano il supporto dell'Italia fascista e della Germania nazista,
con Hitler al potere già da tre anni, e il sostegno della gerarchia
ecclesiastica. I repubblicani, invece, potevano contare solo sul sostegno
dell'Unione Sovietica, del Messico e delle Brigate internazionali, composte da
40.000 volontari provenienti da 60 diversi paesi. Un volontario era George
Orwell, il più noto scrittore britannico. La Repubblica spagnola non riceveva,
peraltro, alcun sostegno ufficiale da parte di democrazie come Francia e Regno
Unito.
Progressivamente,
la guerra divise il paese in due zone. L'esercito nazionalista era supportato
da italiani e tedeschi, che sperimentarono così nuove tattiche di guerra, come
l'infame bombardamento di Guernica che fu completamente devastata e in seguito
immortalata da Pablo Picasso nel suo famoso dipinto. Dopo la guerra di Spagna, Italia
e Germania applicarono le stesse modalità durante la seconda guerra mondiale.
Con tali supporti, l'esercito nazionalista era superiore e occupò il territorio
a partire dal Sud, per risalire poi verso le zone settentrionali. Fin
dall'inizio i nazionalisti cercarono di occupare Madrid, ma non poterono conquistarla
se non alla fine del conflitto.
La guerra
portò violenza in entrambi i campi. Nella parte repubblicana dominavano le
forze anticlericali; in quella nazionalista le autorità promossero repressioni
contro la classe operaia e i repubblicani, con molte esecuzioni e sepolture in
fosse comuni. Attualmente, le Nazioni Unite sollecitano la loro apertura a fini
di studio.
Allo stesso
tempo, nelle zone sotto controllo repubblicano –soprattutto in Catalogna– una
rivoluzione operaia trasformava la proprietà privata in collettiva e modificava
certe convenzioni sociali, come il ruolo della donna e il rapporto tra poatrono
e operaio. In quelle controllate dai nazionalisti, al contrario,
l'organizzazione politico-sociale diventava fortemente gerarchica. Il generale
Francisco Franco stava prendendo la maggior parte dei poteri e veniva nominato
capo di tutto il movimento reazionario.
Nei mesi finali
della guerra, si svolse la battaglia del fiume Ebro, ultima grande prova dell'esercito repubblicano. Nel frattempo,
nel settembre 1938, veniva firmato il Patto di Monaco tra Hitler e le
democrazie, e deciso lo smembramento della Cecoslovacchia. Così, i repubblicani
spagnoli persero la speranza che un conflitto internazionale potesse
costringere le democrazie europee a schierarsi in loro favore.
Dopo la sconfitta
di Ebro, i nazionalisti iniziarono a
occupare la Catalogna obbligando l'esercito repubblicano e molti civili a fuggire
in Francia. In totale, gli esuli furono circa 500.000: popolazione locale
(catalana) e rifugiati arrivarono da varie parti della Spagna in fuga dai
nazionalisti. Si tratta della più imponente emigrazione politica nella storia
della Catalogna e della Spagna. Oltre al personale militare e civile, esiliò in
Francia la maggior parte dei politici repubblicani, intellettuali di spicco e
professionisti all'avanguardia del paese. Questo movimento è noto come la Retirada.
Gli persone che lasciano la Spagna erano bombardata dell'aviazione italiana e
franchista.
Va detto
inoltre che alcune minoranze avevano lasciato la Spagna anche prima della fine
della guerra civile, ad esempio bambini che si erano rifugiati in Messico o
nell'URSS. Oggi essi sono importanti punti di riferimento nella storia
dell'esilio, poiché questi testimoni sono gli unici ancora in vita. Loro
offrono una lettura meno politicizzata e più sociale.
Pero se si
considerano gli esuli della fine della guerra, ed il suo profilo politico e
sociale, si ricava che prevalgono i maschi –circa il 60%– con un'età media di
trent'anni, impiegati nel settore industriale e nel settore agricolo –benché
siano presenti anche intellettuali–, e vicini alle opzioni politiche
libertarie, oltre naturalmente a repubblicani, comunisti e socialisti.
Nei primi
giorni, la frontiera fu aperta con riluttanza per l'ingresso di tutte queste
persone. L'accoglienza delle autorità francesi fu terribile, gli esuli sono
stati presi nei campi per rifugiati in condizioni di vita molto deplorevoli e,
all'inizio, allo scoperto. Uomini da un lato, donne e bambini dall'altro. I
primi campi vennero costruiti sulle spiagge. C'erano anche i luoghi specifici di
pena. A causa delle dure condizioni di vita, si stima che tra febbraio e
settembre 1939 abbiano fatto ritorno 225.000 esuli, tra cui molti soldati
dell'esercito repubblicano che si era ritirato in Francia nel febbraio 1939.
Molti che non
hanno resistito, si sono ammalati e sono morti nei campi. Per accogliere i
pazienti furono allestite quattro navi ospedale e in tal senso fu importante
l'iniziativa della maestra svizzera Elisabeth Eidenbenz che mirò a dare vita a
una struttura specifica per le madri, a Elna. Dal 1939 al 1944 avvennero qui
quasi 600 parti. Anche a Brullà e a Banyuls sorsero altri due centri di
maternità, seppure più modesti. Allo stesso tempo, alcuni scrittori, artisti,
studenti e intellettuali furono ospitati in centri specifici, come il castello
di Valmy (in Argelers) o nei successivi centri di Montpellier, Toulouse,
Roissy-en-Brie e Roissy-la-Rivière.
In questo
momento, l'esilio repubblicano ha iniziato una nuova fase segnata dalla
diaspora. Alcune persone hanno cercato di recarsi in America, l’URSS o la Gran
Bretagna, in fuga dalla Francia in barche. Alcuni degli esuli riuscirono a
ricostruire la propria vita fuori della Francia. In effetti, la Francia aveva
fatto una richiesta internazionale affinché altri paesi aprissero la porta ai
rifugiati spagnoli, ma solo Messico, Cile, Repubblica Dominicana, Colombia e
Cuba diedero una risposta positiva. La redistribuzione degli esuli avvenne
soprattutto in America Latina e in particolare in Messico. Altri esuli furono
accolti in paesi come Inghilterra, URSS e Nord Africa. Da quel momento la
storia dell'esilio diventa una complessa storia politica di emigrazione, con più
variabili. In conclusione, l’agosto di 1939, 20.000 profughi avevano già
lasciato la Francia.
Nel
frattempo, le truppe di Franco avevano occupato Valencia e Madri. Il primo
girono di aprile 1939 la guerra finisce. Oltre agli esuli, la guerra civile ha
causato complessivamente non meno di 400.000 morti. Gli esuli e coloro che
erano rimasti in patria sarebbero stati perseguitati in seguito dalla “Legge
delle responsabilità politiche”, base della repressione franchista. Così nacque
in Europa una nuova dittatura che si aggiungeva a quelle affermatesi negli
ultimi dieci anni, come la dittatura del re Alessandro I in Jugoslavia (1929);
quella di Hitler in Germania (1933); quella militare di Re Boris III di
Bulgaria (1934) e di Metaxas in Grecia (1936). In Spagna il regime è guidato
dal generale Francisco Franco e si colloca tra il nazionalismo reazionario e il
fascismo totalitario.
Tra il 1939
e il 1942 prevalse il carattere fascista del regime, in linea con i vecchi
alleati della guerra civile. Infatti dal 1936 il franchismo aveva cercato di
costruire un nuovo regime seguendo i modelli italiani e tedeschi. Tuttavia, è
stato sempre sotto stretta sorveglianza da parte dei militari, rafforzati dalla
vittoria in guerra. Al vertice di essi, Franco, che assunse la presidenza del
Governo dello Stato, il comando dell'esercito e del partito unico. L’intenzione
dei vincitori della guerra civile era di abolire le riforme della Repubblica,
un'idea che non ebbe il sostegno della maggioranza della popolazione; quindi,
si dovette usare la repressione.
Va ricordato
che dopo la guerra civile fu creato un sistema repressivo organizzato, in primo
luogo per i militari repubblicani e i prigionieri di guerra che tornavano dalla
Francia. Furono reclusi in campi di concentramento per essere classificati:
quelli considerati innocui potevano essere liberati dietro convalida di persone
di fiducia del regime; gli altri venivano imprigionati e se hanno pene minori,
sono stati inclusi in squadre per il lavoro forzato.
Comunque, la
repressione colpì la maggior parte della popolazione, data la diffusa mancanza
delle libertà culturali, morali, religiose e politiche. Questo controllo fu
esercitato con limitazioni dei diritti e delle libertà delle persone e dei
gruppi, con divieti, inchieste della polizia, persuasioni, accuse e l'imposizione
di una nuova morale e una nuova memoria, per esempio, a favore di "los
Caídos", vale a dire i caduti durante la guerra. I sindacati e i partiti
politici furono aboliti e gruppi della classe operaia, marxisti, liberali,
repubblicani e regionalisti vennero perseguitati. L'uso pubblico del catalano
fu proibito e, ovviamente, i governi autonomi catalano e basco furono aboliti.
I diritti delle donne, da poco conquistati, furono nuovamente conculcati, e fu assegnato loro un
ruolo di sottomesse. Inoltre ci fu epurazione di insegnanti e gli impieghi
pubblici vennero riservati ai sostenitori del nuovo regime.
Allo stesso
tempo, coloro che avevano avuto responsabilità politiche durante la Repubblica
furono puniti: attraverso denunce e indagini, i sospettati furono arrestati e
portati in tribunale, furono inflitte ammende e le loro proprietà confiscate. Allo
stesso tempo, altre persone è stato condannato all'esilio, incarcerati o
giustiziati. Le confische furono 300.000; ci sono stati da 400.000 a 750.000
detenuti; infine, c’eranno 130.000 esecuzioni.
Nel
settembre 1939 scoppiò la prima guerra mondiale e la Spagna fu moralmente
vicina ai poteri dell'Asse. La Divisione Azzurra –División Azul– fu inviata a
combattere sul fronte russo con i nazisti, analogamente alla Legione Vallonia,
organizzata dal fascista belga Léon Degrelle. Allo stesso tempo, il confine dei
Pirenei fu gradualmente fortificato, temendo un'invasione alleata. Tuttavia, la
Spagna non entrò mai ufficialmente nel conflitto, come è successo ad esempio
per l'Italia o la Bulgaria.
Dal momento
in cui la Francia entrò in guerra, le autorità francesi volevano cacciare i
profughi spagnoli che non erano utili: donne, bambini e anziani. I giovani
invece potevano lavorare nell'industria di guerra, in agricoltura, in gruppi di
lavoratori stranieri, o arruolarsi nella Legione Straniera. Così, lo Stato
francese stava svuotando i campi di concentramento.
Dal giugno
1940, la Francia è stata divisa in due parti. In quella meridionale si instaurò
il regime di Vichy –collaborazionista rispetto alla Germania di Hitler– dove i
repubblicani cominciarono ad essere strettamente monitorati. Comunque, la parte
settentrionale fu occupata direttamente dalle truppe tedesche.
Gli esuli
spagnoli subirono questa occupazione e 12.000 di essi furono deportati nei
campi nazisti. La maggior parte fu portata in Stalag (campi di prigionia
tedeschi per prigionieri di guerra), e successivamente mandata nei campi di
concentramento, luoghi di punizione, esaurimento e morte. Nomi come Dachau,
Buchenwald, Mauthausen e Ravensbrück sono parte della memoria corrente del
movimento repubblicano spagnolo. Nei campi nazisti furono internati 12.000 spagnoli,
7.300 dei quali a Mauthausen.
Inoltre,
esuli ben noti furono arrestati dai nazisti e il presidente del governo
catalano, Lluís Companys, estradato in Spagna, fu fucilato dalle autorità di
Franco. Lluís Companys è stato giustiziato il 1940 –lo scorso anno abbiamo
commemorato il 75° anniversario. Così, il presidente catalano sarebbe l'unico
presidente democraticamente eletto ad essere stato assassinato dalle forze del
fascismo europeo.
Altri esuli
si unirono ai partigiani antifascisti della resistenza francese –il
maquisard– o alle forze alleate, partecipando dal 1944 a operazioni per
liberare l'Europa, ma non si riuscì a liberare la Spagna. A differenza dei
partigiani italiani, jugoslavi, rumeni e bulgari, nel caso della liberazione
spagnola, i partigiani non avevano il sostegno degli eserciti alleati.
Nonostante
ciò, la vittoria degli eserciti alleati portò a una rinascita dell'esilio
politico e istituzionale. Nel 1945 nacquero nuovi governi –spagnolo, catalano e
basco– ma presto si constatò che il regime di Franco non sarebbe stato
abbattuto dalle potenze vincitrici. L’esilio
ripensò alla propria esistenza. Così, una parte significativa tornò in
Spagna durante la seconda metà degli anni Quaranta. Complessivamente in tutto
il mondo rimasero circa 200.000 rifugiati,
40.000 dei quali in America.
La dittatura
di Franco restava salda e si rafforzava grazie a nuove misure, quali la riforma
del sistema di istruzione per rieducare i ragazzi, il controllo dei mezzi di
comunicazione e un attivo sistema di propaganda. Tutto questo e il regime del
terrore tenne la popolazione in una condizione di obbedienza passiva. Questo
spiega la durata della dittatura, quasi quarant'anni, fino al 1975.
Ma c'è un
secondo fattore, non meno importante, che aiuta a spiegare la sopravvivenza del
regime nel corso degli anni: l'adattamento al contesto internazionale, con un
forte sostegno da parte degli Stati Uniti, a partire dalla fine degli anni
Quaranta. Infatti, in concomitanza con la prima vittoria britannica in Africa
nel 1942, Franco virò verso una posizione di minore coinvolgimento con Hitler e
Mussolini e di una maggiore apparenza democratica. Comunque, alla fine della
seconda guerra mondiale, l'ONU pose veti al regime di Franco e così il 1946 è
stato probabilmente l'anno più difficile per la sopravvivenza del regime.
Questa
condizione muta nel 1947, quando l'atmosfera di tensione dovuta alla nascente Guerra
Fredda –con le questioni del blocco di Berlino e la propensione della Grecia
verso il comunismo– aiuta il regime franchista a sopravvivere. Il mondo era
diviso tra comunismo e capitalismo, per cui il dittatore si presenta come un radicale
anticomunista e gli Stati Uniti lo accettano. Gli Stati Uniti non volevano il
ritorno a la Repubblica poiché temevano le ipotetiche influenze comuniste sulla
democrazie spagnola. In cambio, Franco lascia che gli Stati Uniti installino
basi militari in Spagna. Così, il regime
franchista inizia una nuova fase tra il 1950 e il 1955, con diversi accordi
internazionali con gli Stati Uniti e, infine, con le Nazioni Unite. I
nordamericani avrebbero fatto lo stesso in Grecia nel 1967 per sostenere il
regime dei colonnelli.
La dinamica
della Guerra Fredda significava la persecuzione dei comunisti in esilio,
accusati di essere agenti filosovietici. Furono deportati in paesi dell'Europa
orientale come Cecoslovacchia, Ungheria, Romania, Polonia, Germania orientale, eccetera.
C'è da dire che paesi che potevano rappresentare il destino dei rifugiati
spagnoli fin dal 1945, come l'Italia, furono inspiegabilmente estranei al
presente fenomeno. Ma alcuni rifugiati restarono delusi dalla realtà dei paesi
comunisti e cercarono una terza destinazione: Svezia, Norvegia, Marocco, eccetera.
Altri invece vissero in perfetta armonia con la realtà pianificata e statalista
di stile soviético.
Per quanto
riguarda gli esuli in Europa occidentale e in America, finirono per confondersi
con un’altra emigrazione spagnola: la migrazione economica. Anche il vecchio
esule politico attrasse questo tipo di migrazione verso i luoghi dove si era
insediato. L'esilio puramente politico fu riservato a una minoranza che
aspettava il giorno in cui Franco sarebbe morto.
Il secondo
periodo del regime di Franco inizia negli anni Cinquanta e dura fino al 1975.
Questo fu un periodo di crescita economica e di cambiamento sociale, basato su
una economia di mercato e in particolare sul turismo europeo, attratto dal
"sole di Spagna". In questo periodo nascono anche nuovi movimenti
sociali di protesta, differenti dalle vecchie forme di lotta degli anni Trenta
durante la Repubblica e degli anni Quaranta ai tempi della guerriglia. In efetto,
negli anni sessanta, sono emersi nuovi settori di oppositori al regime:
movimenti di quartiere, intellettuali marxisti, movimenti di base cristiani, il
sindacato clandestino chiamato “Comisiones Obreras”, gruppi studenteschi,
movimenti regionalisti, eccetera. Ad essi va aggiunta l'organizzazione armata
dell'ETA Basca, che ha agito più volte contro gli interessi del regime. Allo
stesso tempo, nel 1966 è stata abrogata la “Legge delle responsabilità
politiche”, vale a dire la base de la repressione del regime di Franco e la
legge che impediva agli esuli di ritornare in Spagna.
Nella fase
finale del regime, ci furono diversi giorni di protesta, in parallelo
all'invecchiamento del dittatore e alla crisi economica del 1973. Benché
malato, tra il 1974 e il 1975 Franco firmò alcune condanne a morte. Egli infine
morì il 20 novembre 1975. Come il
dittatore stesso aveva pianificato, gli successe il re Juan Carlos di Borbone.
La transizione verso la democrazia si aprì con aspetti positivi e altri
negativi. Tra quelli positivi, la Spagna era sulla strada di un sistema di
libertà e di garanzie democratiche per la popolazione; sull'altro versante,
l’aspetto più negativo era la mancanza di un qualsiasi procedimento legale
contro gli responsabili della dittatura e il silenzio e l'oblio sul periodo di
Franco.
Transizione
significa fine delle ragioni per l'esistenza dell'esilio, ma col tempo questa
situazione è diventata definitiva in molti di coloro che hanno lasciato la
Spagna nel 1939. Anche per quanto riguarda l'esilio catalano, il Presidente del
Governo spagnolo ha accettato che il Presidente del Governo della Catalogna,
Josep Tarradellas, tornasse dall'esilio. Tarradellas fu restituito al suo ruolo
di presidente della Generalitat, l'unica istituzione della Repubblica
sopravvissuta alla dittatura.
Oggi, il
ricordo di questo periodo è ancora qualcosa di irrisolto in Spagna. I diversi
partiti politici non sono d'accordo sul significato della dittatura, il periodo
repubblicano e la guerra civile. Il franchismo non è stato studiato con il
sostegno esplicito delle istituzioni e, al giorno d'oggi, per esempio, ci sono fosse
comuni di Guerra civile che sono ancora chiusi, anche se le Nazioni Unite hanno
affermato que che devono essere aperte.